Pillole di SpiritualiTà
Cristo nel Battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore; Cristo riceve il battesimo, inabissiamoci con lui per poter con lui salire alla gloria. (San Gregorio Nazianzeno)
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UNA LIEVE FIABA MODERNA
di p. Raffaele Montano, icms
Tutte le mattine si alzava quando era ancora buio.
Il silenzio che avvolgeva quell’oscurità lo meravigliava sempre.
Andava in bagno per l’igiene personale.
Si vestiva. E in cucina si preparava il suo caffè forte. Gli serviva per tirasi su, per affrontare come un gigante la giornata che iniziava ad albeggiare.
Gli piaceva sorseggiare la sua tazza di caffè nero con una coperta sulle spalle, seduto sul suo divano.
I pensieri cominciavano lì ad affollarsi. Ricordi, soprattutto.
Di sua moglie.
Della sua vecchia casa e del suo lavoro da dipendente nella azienda di famiglia.
Quella mattina gli salì alla mente e alla memoria quelle battute scherzose del suo amico. Sorrise, lì sul divano da solo.
Il suo amico era veramente troppo simpatico. Per ogni cosa sapeva sdrammatizzare. Guardava il mondo sempre con un sorriso. Il sorriso di Dio, così lo chiamavano in fabbrica.
Al contrario di lui, che invece prendeva le cose sempre troppo sul serio.
Quel giorno ci fu una riunione di lavoro importante.
Tutti i dipendenti furono chiamati nell’ufficio del capo. Ad uno ad uno sfilarono e fu comunicato personalmente la decisione di licenziare.
Lui pure ci entrò. L’amico.
Gli dissero che per motivi direzionali, di diffusione del marchio dell’azienda avevano deciso di diminuire i dipendenti e a lui gli fu chiesto questo sacrificio.
Non la prese bene.
Lo videro uscire silenzioso dall’ufficio. Aveva famiglia: moglie e tre figli.
Per tutto il giorno non parlò.
Il giorno dopo salutò i suoi colleghi. E videro di nuovo il “sorriso di Dio”: gli ritornò la luce e si congedò da tutti seminando il suo inconfondibile buonumore.
Non lo rivide più. Chissà come passò quella notte, si domandava ora, mentre beveva il suo caffè.
Dietro di lui la luce del sole cominciava a filtrare dalle tende della finestra. Una luce soffice e color ocra. Lo stesso colore del deserto che aveva di fronte mentre finiva la sua tazza di caffè.
Era così indaffarato nei suoi pensieri che solo ora si accorse del presepe che suo figlio aveva concluso durante la notte.
Lui dormiva e suo figlio finiva il presepe.
Lasciò cadere la tazza sul tavolino basso e guardò.
Sentì che da lì si emanava attesa, silenzio, bellezza.
Perché lì tutto era fermo.
Attende, pensò.
Attende me, continuò.
Come il sorriso di Dio, ricordò.
Ed esaminò, sembrava un bimbo, tutti i particolari, tutti i personaggi presenti.
La grotta.
Maria e Giuseppe fermi a contemplare.
I pastori che si riposano stanchi della nottata speciale e i magi per il lungo viaggio.
Gli animali che dormono.
L’angelo che lascia cadere le sue piume sul terriccio.
E poi quel cielo. Blu scuro. Intenso. Ma di cartone.
La sua vita era trascorsa così, senza impatto, con la mediocrità di chi è superficiale.
Senza amore.
O meglio lasciandosi vivere e sopravvivendo alle necessità della vita.
Non scelse mai. Si lasciò scegliere.
Assomigliava tremendamente a quel cielo lì.
Sentì allora scendere le lacrime, copiosamente. Non riusciva a controllarle. Non riusciva a contenerle. Pianse.
Forse per la prima volta in vita sua si sentì chiamato all’esistenza.
Cominciò a vivere.
Ed un’intensa gioia riempì il suo cuore. Fu colmo di essere.
Il cielo di cartone era ancora lì. Con le stelle finte che luccicavano col sole che ormai prepotentemente era entrato nella stanza.
Buongiorno papà, e buon Natale, sentì alle sue spalle la voce di suo figlio appena alzato.
Sì, in effetti era veramente un buon giorno quello lì. Un giorno nuovo.
Si girò e si lasciò abbracciare.
(Photo by Veit Hammer on Unsplash)
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